Alzheimer: corso di formazione regionale

“Quattro giornate formative per avviare un cambiamento, rompere i paradigmi, iniziare a pensare alle demenze e al funzionamento dei servizi in modo diverso, con l’obiettivo finale di migliorare la qualità della vita”.
Con queste parole il Direttore sanitario dell’Israa di Treviso, Giorgio Pavan, ha dato inizio, venerdì 10 Maggio, alla prima giornata del corso regionale di formazione sull’Alzheimer, “L’approccio bio-spico-sociale nella cura della persona affetta da demenza”, promosso dalla Cooperativa sociale Gea, dall’Associazione Familiari Alzheimer Macerata e l’Associazione Italiana di Psicologia e Gerontologia.

Trentacinque i professionisti sanitari iscritti all’evento, tra neurologi, psicologi, assistenti sociali,educatori professionali, fisioterapisti ed infermieri, il cui intento è quello di intraprendere un percorso professionale che li porterà ad essere i futuri docenti dei corsi di formazione, rivolti anche ad operatori socio sanitari, badanti, volontari e familiari del territorio regionale.

“È un corso di formazione – ha precisato Manuela Berardinelli, presidente dell’Afam – inserito in un più ampio progetto che dovrà portare ad un cambio di mentalità, ad un nuovo approccio alla malattia dell’Alzheimer, centrato sui bisogni della persona malata e sulla famiglia. Partendo dalle realtà che già esistono nel nostro territorio dobbiamo creare una
cabina di regia che coordini e metta in rete i servizi, per evitare una dispersione di risorse e di energie”.

Un cambiamento di cultura e di vita che, dunque, deve necessariamente passare per la costruzione di un sistema integrato, in cui in stretta sinergia collaborino operatori sanitari, sociali, volontari, familiari, con il fondamentale sostegno della classe politica ed istituzionale. “L’integrazione tra diversi operatori e diversi servizi – ha proseguito la psicoterapeuta dell’Israa di Treviso, Alessandra Pinarello – è il presupposto perché possa realmente innescarsi un approccio alla persona malata di tipo bio-psico-sociale, che va oltre la diagnosi della malattia e include interventi strutturati, accurati, mai improvvisati, che coniugano aspetti sanitari della demenza con quelli sociali e psicologici”.

Il malato di Alzheimer non può essere visto solo ed esclusivamente come portatore di deficit e di perdite, ma come una persona, con la sua dignità, i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue risorse. Un concetto chiave che farà da leitmotive anche alle successive giornate del corso che si terranno  il 17, 31 Maggio e 7 Giugno nella sede distaccata di Piediripa della Provincia di Macerata, gentilmente concessa dall’Amministrazione provinciale nella persona del Presidente Antonio Pettinari.

È stata la neuropsicologa dell’Israa di Treviso, Silvia Faggian, strategic leader della Freia (Associazione Nazionale di Psicologia e Gerontologia), ad aprire la seconda giornata del corso di formazione  “L’approccio bio-psico-sociale nella cura della persona affetta da demenza”, tenutasi venerdì scorso, nella sede della Provincia a Piediripa.

 

Silvia Faggian2
“Una giornata – ha detto la Dott.ssa Faggian al termine dell’incontro – in cui è stato approfondito un modello di cura della persona con demenza innovativo rispetto al modello bio-medico classico, perché allarga la prospettiva sul malato, nella sua globalità, tenendo conto di aspetti che vanno oltre quello prettamente farmacologico”.
Commenti positivi ed opinioni considerevoli sono arrivate dal gruppo dei 35 professionisti sanitari iscritti al corso, che la neuropsicologa Faggian ha trovato “estremamente aperti a stimoli nuovi, coinvolti, critici, elaboratori, e non passivi assimilatori, di notizie, consapevoli di essere nelle Marche i precursori di un nuovo modo di approcciarsi alla malattia dell’Alzheimer, che dovranno in seguito trasferire ad altri operatori sanitari e sociali”.
Mariano Avio_Donella Pezzola
Mariano Avio, medico chirurgo



“Il corso è ben organizzato ed è particolarmente interessante nei contenuti. I docenti lasciano trasparire un’alta competenza in materia ed in aula si è creato un clima interattivo, di forte partecipazione e coinvolgimento. Per i prossimi corsi? Auspicherei un maggior coinvolgimento dei medici di famiglia, che rappresentano l’anello di congiunzione con il malato ed i familiari”.

Mariano Avio_Donella Pezzola
Donella Pezzola, medico chirurgo



“Trasferire questo nuovo approccio all’Alzheimer nella nostra regione è fattibile, ma richiede un percorso lungo e articolato; anzitutto è necessario da parte di noi medici un passo indietro dalla farmacologia, ed uno in avanti verso gli aspetti psicologi e sociali legati alla malattia. È poi fondamentale che la formazione venga estesa a tutti gli operatori, nessuno escluso”.

Giorgio Buccioni
Giorgio Buccioni, psicologo

“Ciò che colpisce di questo nuovo approccio alla malattia è che attraverso la relazione si riesca a migliorare la qualità della vita della persona malata, a ridurre i gravi disturbi comportamentali, a diminuire l’apporto dei farmaci con un conseguente risparmio in termini economici. Credo che questo modello di affrontare l’Alzheimer sia non solo concretizzabile, ma necessario”.

Isabella Gironella
Isabella Gironella, fisioterapista

“Durante il corso vengono affrontati argomenti innovativi, centrati su aspetti spesso ignorati dall’ambito medico. In realtà, la strada intrapresa dall’Israa di Treviso per fare fronte alla demenza credo sia la più semplice, quella più naturale, che parte da una necessaria conoscenza, relazione e comunicazione che deve instaurarsi tra operatore e malato”.

Milena Foglia
Milena Foglia, psicologa



“Non trovo la nostra realtà poi così diversa da quella di Treviso, il fatto però di essere più concreti, più sistematici e più strutturati negli interventi, dà al loro modo di operare un valore aggiunto non indifferente, con esiti positivi sia sul malato che sulla famiglia”.